“Le Alpi Albanesi formano uno scenario grandioso e suggestivo, che non tarderà a divenire la principale meta turistica dell'Albania”. Questo affermava Aldo Sestini nel 1943. Oggi, qualunque viaggiatore che, proveniente dal mondo occidentale, abbia voglia e occasione di spingersi fin là, fino a penetrare i segreti monti e le suggestive valli delle Alpi Albanesi, rimarrà stupefatto non solo nell’imbattersi in una natura pochissimo antropizzata, come di rado il turista è abituato a trovare, ma anche nel constatare come luoghi così meravigliosi non abbiano ancora conosciuto il fenomeno turistico come essi lo intendono. Si ha, anzi, la sensazione di penetrare in un mondo arcaico, primitivo, in cui tutto avviene in funzione di quello stesso mondo, come se si ignorasse totalmente l’esistenza di altri.
Come racconta Zamir Tafilica, direttore del Museo storico di Scutari, “sulle montagne, nelle zone alpine del nord dell’Albania si eclissano le tracce dell’apertura al mondo occidentale. L’area è saldamente ancorata alle più antiche tradizioni, l’economia legata a tempi e ritmi secolari. In questa vasta area l’equilibrio ecologico è praticamente intatto: le manifatture sfruttano l’energia dei torrenti grazie ad antichi sistemi di canalizzazione. La lontananza dai grandi centri, le difficoltà nelle comunicazioni, l’assenza di un benché minimo fenomeno turistico, la scarsa presa dei tentativi di modernizzazione di Hoxha, hanno mantenuto pressoché intatto un patrimonio culturale, ambientale e sociale difficilmente riscontrabile nel resto d’Europa. Il paesaggio è come dipinto da vasti pascoli alternati a foreste di sempreverdi, di faggi e larici e da vette che superano i 2000 metri. Nelle case di Theth e Vermosh, nelle ampie valli, le donne lavorano ancora oggi i kilim e i tappeti sugli antichi telai e disegnano figure, tramandate da madre a figlia, che si perdono nella preistoria. Il distretto di Scutari si distingue per la varietà dei tipi dei costumi tradizionali e delle loro decorazioni. Alcune derivano dalla preistoria e dall’antichità illirica. Ancora oggi molte donne delle zone rurali intorno a Scutari usano quotidianamente questi costumi.”
Un mondo a parte, dunque, che ha mantenuto intatti i propri caratteri per la scarsa accessibilità…
“Difficili e faticose comunicazioni hanno contribuito a fare di questa parte dell'Albania un cantone segregato, mal penetrabile. Per passare da una valle all'altra si debbono superare forti dislivelli su piccoli e spesso malagevoli sentieri, i valichi sono di frequente sopra 1500 m., e per recarsi dalla parte orientale della montagna a Scutari occorre superarne più d'uno.” (A.S.)
… e per la rudezza dei suoi abitanti.
“Gli abitanti della zona più montagnosa dell'Albania vengono spesso indicati, sulle carte e nella letteratura, col nome di Malissori. Ma questa denominazione ha soltanto significato generico di «montanari» ; le genti delle Alpi Albanesi invece sono distinte in parecchie tribù, ciascuna accantonata in un settore della montagna, e spesso divisa in più «bandiere» (bairak). Alcune tribù contano solo qualche centinaio di individui, altre invece raggiungono qualche migliaio. Nelle genti di queste montagne si vogliono vedere i rappresentanti più puri degli Albanesi. Comunque, i costumi, gli usi, la mentalità si sono certo mantenuti qui più aderenti a quelli tradizionali dei secoli passati. L'influenza turca non poté essere che minima in queste regioni impervie, tra genti fierissime, ben use al maneggio delle armi, armi continuamente esercitate nella «vendetta».” (A.S.)