Il paesaggio presenta caratteri contrastanti lungo il nostro itinerario, a seconda che la roccia appaia nuda mostrando il biancore del calcare o sia ricoperta dalla folta e verdissima vegetazione boschiva. Nel primo caso, quando la roccia assume fisionomia di sfasciume pietroso, assomiglia ad un paesaggio lunare. Suggestivo il cimitero con muro a secco circolare: sembra evocare inaspettate assonanze tra la vicenda di questi massi erratici e il destino della vita umana. Per fortuna qualche bella cascata ci riporta alla forza vitale che questi monti sprigionano.
Poco dopo la confluenza, risalendo il ramo di Selca, si raggiunge Tamare, o meglio la sua piazza centrale, un luogo un po’ polveroso che ricorda il Far West, con un paio di alberi, un monumento e due o tre bar che fanno anche da ristorante. Sono le 13.00. Mangiamo in uno di questi, e scopriamo che il proprietario è anche il fotografo della zona.
Acquistiamo delle foto di “malissori” in costume tradizionale a 100 lek l’una. Appare comunque evidente che Tamare rappresenta un centro importante per la regione, tappa d’obbligo per i trasportatori della zona. Su iniziativa del prete del luogo, un italiano, sono state costruite anche delle vasche per l’allevamento delle trote.