Antonio Baldacci, nato a Bologna nel 1867, fu botanico, geografo, cultore di studi etnografici, politici e socio-economici particolarmente interessato all'area balcanica, dove compì varie missioni di carattere diplomatico e scientifico. Tra il 1891 e il 1904 portò a termine una serie di viaggi avventurosi nei Balcani, ottenendo grandi risultati nel campo delle ricerche botaniche: le piante raccolte furono circa centomila, in parte di specie e varietà allora sconosciute (tra cui la Wulfenia Baldaccii, il Verbascum Baldaccii Degen e la Forsythia europaea Degen et Baldaccii, che da lui presero il nome), e numerosissimi furono gli articoli pubblicati su riviste quali “Malpighia”, “Nuovo Giornale Botanico Italiano”, “Oesterreichische Botanische Zeitschrift” (Vienna), “Bulletin de l'Herbier Boissier” (Ginevra).
I viaggi in Montenegro e, successivamente, anche in Albania, Epiro e
Creta, finanziati inizialmente dalla vendita di raccolte di piante essiccate
ad istituti scientifici italiani e stranieri (Vienna, Budapest, Parigi,
Ginevra, Berlino, Leningrado) e finalizzati principalmente agli studi
di botanica, continuarono durante gli anni degli studi universitari,
anche grazie al sostegno e alla fiducia accordati al giovane studioso
da Francesco Crispi, ministro degli Affari esteri, e da Giorgio Millelire,
console italiano a Prevesa e poi a Janina. Durante il viaggio del 1891
Baldacci conobbe il geografo tedesco Kurt Hassert, di cui divenne collaboratore
ed amico. La Società geografica italiana, che già nel 1891
aveva affidato a Baldacci l'incarico per la redazione di articoli da
pubblicare sul proprio "Bollettino", dal 1894 (anno in cui
egli divenne membro ordinario) iniziò a sovvenzionarne le spedizioni
scientifiche mediante sussidi economici.
I viaggi di esplorazione e gli incarichi svolti nell'area balcanica recano il
segno di un forte coinvolgimento di Baldacci nella cultura e nel movimento colonialista
dell'epoca. Sul fronte degli studi e degli interessi per l'area balcanica a carattere
più spiccatamente politico, Baldacci andò progressivamente maturando,
facendosene convinto propugnatore, l'idea dell'illirismo, e cioè della
necessità di formare uno stato confederato tra albanesi e montenegrini.
Le radici mazziniane della sua visione politica relativamente all'area balcanica
e all'Europa orientale, unite al culto per gli ideali risorgimentali e garibaldini,
contribuirono ad approfondire il suo interesse e la sua attiva partecipazione
ai movimenti di liberazione nazionali del Montenegro ma anche, per esempio, della
Macedonia e, più in generale, alla difesa dei diritti delle minoranze
etniche (ad esempio i Romeni d'Albania).
All'Albania Baldacci si dedicò soprattutto a partire dal 1925, non solo
con la produzione autonoma di studi e pubblicazioni ma, dal 1928, anche attraverso
collaborazioni di ambito scientifico e politico con la Banca d'Albania, con la
SVEA. (Società per lo sviluppo economico dell'Albania), con l'IPEO. (Istituto
per l'Europa orientale, che ebbe come principale promotore Amedeo Giannini).
Nel 1925 divenne presidente del Consiglio di amministrazione della Società di
mutuo soccorso Fratellanza militare italiana Vittorio Emanuele III di Bologna
e nel 1931 riuscì, a seguito di trattative e richieste d'appoggio a funzionari
albanesi iniziate già dal 1926, ad essere nominato da re Zogu I console
generale onorario d'Albania in Bologna, incarico onorifico di rappresentanza
la cui attività si concretizzò più che altro nell'assistenza
ai numerosi studenti albanesi iscritti all'Università di Bologna; tale
carica venne a cessare nel 1939 dopo l'unione dell'Albania alla corona italiana.
Nel 1940 iniziarono la collaborazione con il Centro studi Albania presso l'Accademia
d'Italia (che nel 1942 lo chiamò a far parte del Consiglio direttivo)
e con l'Istituto di studi albanesi di Tirana. Fu inoltre nominato consulente
culturale della Luogotenenza generale in Albania; l'incarico cessò nel
1943, a motivo dell'occupazione dell'Albania da parte delle truppe tedesche.
Nel dopoguerra Baldacci continuò ad interessarsi alle questioni politiche,
in particolare a quelli che in una conferenza del 1947 definì come "gli
aspetti geopolitici del problema adriatico-balcanico", inviando lunghe lettere
non solo ai propri corrispondenti di vecchia data, ma anche a personalità quali
il maresciallo Tito, Enver Hoxha, Winston Churchill, Alcide De Gasperi, Francesco
Saverio Nitti, Ferruccio Parri.
Rimangono di lui circa 250 pubblicazioni, tra articoli apparsi in riviste e opere
in volumi. Tra le opere principali spiccano indubbiamente gli “Itinerari
albanesi” (Roma, Società Geografica Italiana, 1917) e “L'Albania” (Roma,
Istituto per l'Europa Orientale, 1929. Dai suoi Itinerari abbiamo selezionato
una serie di brani relativi alla regione di Scutari che qui presentiamo.