“Ho ancora vivo il ricordo di un viaggio fatto seguendo l'antica
via, cioè da Antivari a Vir onde recarmi a Scutari e impiegando
sei o sette ore – mi pare si sia anzi arrivati alle otto – da
Antivari al Lago in quella diligenza di Stato nella quale non potrei
davvero dire che si stesse molto comodamente in mezzoa tutti quei sacchi
di lettere e quei pacchi postali che, a volte, contenevano le merci più strane
e meno olezzanti – magari del gorgonzola!
Valicato il Sautorman attraversato da un tunnel la strada carrozzabile scende,
dall'altra parte, fino al Lago le cui rive nel suo bacino medio sono paludose,
per cui anche il piccolo vaporino che con bandiera anglo-montenegrina lo percorreva
allora quasi ogni giorno in tutti i sensi, doveva fermarsi a parecchie centinaia
di metri di distanza. Si andava a bordo con delle barche molto primitive, chiamate lontre, nelle
quali non ci sono banchi, e si poteva chiamarsi fortunati se la mercanzia che
caricavano insieme ai passeggeri era di tale natura da permettere a questi di
sedervicisi sopra. La mia lontra era carica di sacchi di farina, per
cui ci si poté stare abbastanza comodamente, senza altro inconveniente
che quello di imbiancarsi un po’. Qualche volta però non solo non
si poteva sedere, ma bisognava addirittura fare della ginnastica, scavalcando
casse e legnami onde trovare un posto possibile dove non vi fosse il rischio
d'essere schiacciato.”