“la pianura costiera […] è suddivisa in due parti, per la presenza
di rilievi, che presso Alessio quasi si ricongiungono con le montagne
marginali, lasciando solo un angusto passaggio per il Drin. La parte
meridionale, tutta piana, largamente acquitrinosa e boscosa, prende
il nome di Bregumatia (più precisamente Bregu i Matit, che vuoi dire
«sponda del Mati», dal fiume che la attraversa). Larga da 5 a 11 km.,
questa pianura si stende per oltre 250 kmq. La parte settentrionale,
percorsa dal Drin e dalla Boiana, prende rispettivamente ad oriente
e ad occidente i nomi di Zadrima e di Bregu i Bunës («sponda della
Boiana»): essa è larga fino a 20-22 km., ma la pianura vi è ripetutamente
interrotta da rilievi collinari, specialmente continui ed elevati presso
la costa, in modo da restringere l'area del terreno piano a circa 400
kmq. Questa parte settentrionale, per quanto anch'essa parzialmente
paludosa, è una delle plaghe meglio coltivate e più fittamente popolate
dell'Albania.
In ambedue le pianure si distingue una parte più esterna, litoranea,
deltizia, con dune sabbiose poco elevate, intramezzate da lagune, stagni,
paludi, che ne fanno un paese terribilmente malarico. Sono i delta
del Mati, del Drin e della Boiana, mentre l'Ishmi, più che un vero
delta, ha costruito una lingua di terreno piatto, che si allunga parallelamente
alla costa, delimitando, con una propaggine del delta del Mati, un'insenatura;
questa porta il piccolo scalo di Patku, provvisto di pontile per l'imbarco
del legname fornito dai vasti boschi della Bregumatia. Nel delta del
Drin, gli specchi d'acqua morta, insieme a vecchi alvei abbandonati,
sono particolarmente estesi. Un groviglio di canneti e di boscaglie,
ricchissimi di selvaggina acquatica, cinge le sponde degli stagni.
Qua e là sono sparsi gruppetti di capanne abitate nell'inverno e nella
primavera, accanto a limitati campicelli sui tratti meno umidi. […]
Nella Bregumatia la pianura alluvionale che segue la zona deltizia,
fino alle colline, è piatta e molto bassa. […]
La Bregumatia è quasi spopolata dal luglio all'ottobre; per gli altri
8 mesi dell'anno accoglie invece montanari delle Alpi Albanesi, soprattutto
della tribù dei Klementi, che verso la metà del secolo passato ebbero
dal governo turco il permesso di pascolo invernale. Essi coltivano
anche il granturco nelle radure del bosco, fin nella zona litoranea.
Abitano in capanne di graticci intonacate col fango, coperte di paglia
e di canne, accanto alle quali sorgono lunghe stalle, per il ricovero
dei bovini, dei greggi di pecore, dei cavalli. Il terreno boscoso ed
infido proteggeva – quando nessuna sicurezza regnava nella regione
– questi terreni dei Klementi dalle razzie dei Mirditi. La strada
da Scutari a Tirana non attraversa la Bregumatia, ma la lambisce,
correndo al limite tra la pianura e la collina, dove più frequenti
sono le capanne, ed anche vere case in muratura e villaggi in ordine
sparso, e molto più estese le colture, le quali si arricchiscono a
tratti, sulle fertili pendici collinari, di oliveti e di piccoli vigneti.
La pianura lungo il Drin e la Boiana è più varia, per l'innalzarsi
di diversi rilievi. Alcuni di essi, quelli verso il mare, sono dossoni
di calcari cretacico-eocenici, dai fianchi ripidi e brulli, e dalle
sommità quasi spianate e carsificate, ma parzialmente coltivate. Si
allungano in direzione N-W S-E, raggiungendo nel Mali Rençitl'altezza
di m. 554 e di m. 383 del Mali Kakarriqit. Questi rilievi sono tagliati
trasversalmente dalla Boiana ed anche da un vecchio alveo morto. Alla
sinistra del fiume sorgono dalla pianura bruscamente, senza raccordo,
dando nettissima l'impressione che l'alluvionamento li abbia congiunti
e semisepolti; e dai geologi sono considerati come l'ultimo prolungamento
della catena di Croia, riemergente dal mantello delle alluvioni. Alla
destra della Boiana, d'altra parte, vanno ad accollarsi al massiccio
del Rumija (m. 1593), che divide la conca scutarina dall'Adriatico
ed inizia la serie delle catene litoranee dalmate; s'innalzano qui
fino a 624 m. e sono in parte circondate dal flysch (a Dulcigno si
trova anche una placca di Miocene).
Altri rilievi della Zadrima sono molto più bassi, più discontinui e
meno estesi; soprattutto si distinguono per le forme più morbide,
di colline ondulate, che sono proprie anche della zona di pendici sotto
il Rumija e il Tarabosh, coltivata e abitata, in mezzo alla quale si
insinuano lembi di pianura alluvionale. La diversità sta in rapporto
con la costituzione geologica, essendo queste colline formate dal
flysch terziario. Comunque, anch'esse testimoniano un sovralluvionamento
recente della regione, la cui tendenza tettonica sarebbe oggi di lenta
depressione. Si deve però ricordare che subito dopo il Pliocene la
regione stessa è stata invece sollevata, trovandosi sabbie e marne
plioceniche, in qualche punto, fino ad un centinaio di metri d'altitudine.
Anche questa parte della pianura presenta condizioni idrografiche incerte
e la malaria è ancora diffusa. Le paludi hanno estensione minore nella
zona interna, perché qui l'opera dell'uomo è stata ben più intensa,
non solo nel diboscare, ma anche nel dare una prima sistemazione al
terreno; le inondazioni provocate dal Drin e dal suo affluente Gjadri
sono tuttavia frequenti nell'inverno e possono coprire d'acque per
parecchi giorni quasi tutta la Zadrima, come accadde per esempio nel
1857-58, nel 1878 e nel 1933. Quanto alla zona più vicina al mare,
lagune, stagni e paludi abbracciano tuttora grandi estensioni; e sono
alimentati anche da acque sorgive che escono alla base dei dossoni
calcarei. Sono da ricordare la laguna di Lüner, alla sinistra della
Boiana, e i due stagni di Zogaj e di Shazi alla destra.”