“Scutari (Shkodra, Shkodër) è il centro economico e culturale dell'Albania
del Nord. Per lungo tempo è stata anzi la maggior città dell'Albania,
con popolazione anche superiore a quella attuale. La sua origine risale
ai Labeati, tribù illirica, che ne fecero la capitale del loro regno,
sotto il nome di Scodra conservato fino ad oggi. Ottima ne era la posizione,
favorevole non solo per il commercio, ma anche per la difesa, data
la presenza delle colline all'estremità orientale del lago. Dopo la
sconfitta del re Gentius, nel 168 a. C., Scodra divenne città romana
e nodo stradale; la sua importanza rimase però a lungo inferiore a
quella di altre città romane dell'Albania. Fu sede vescovile fin dal
IV secolo (ora è sede arcivescovile). Dopo una serie di passaggi da
un dominio all'altro, durante il medioevo (Bizantini, Serbi, Bulgari,
Veneziani), tornò ai Serbi nel 1330. Ma con la dissoluzione del dominio
serbo, i governatori di Scutari (della famiglia Ballsha), si resero
indipendenti, fondando il principato della Zeta; poi, sotto la minaccia
turca, cedettero la città a Venezia, che la tenne dal 1396 al 1479.
Il periodo serbo e veneziano fu per Scutari di grande floridezza e
di intimi rapporti con l’Occidente; le pianure vicine erano allora
fittamente abitate da popolazioni cattoliche, come attestano le numerose
rovine di chiese e conventi benedettini e francescani. I Turchi si
impadronirono di Scutari dopo un duro assedio, e la città, da loro
chiamata Iskenderije, entrò in un periodo di decadenza: la popolazione
emigrò in parte nei dominii veneziani in Italia. Nel corso del settecento
Scutari conobbe un altro periodo di semiindipendenza, ad opera del
governatore della città Mahmed bey Bushati e dei suoi successori,
i quali estesero il loro dominio fino a Dulcigno, a Tirana e nei Ducagini;
ma nel 1831 tornò in pieno dominio ottomano. Scutari era divenuta nel
frattempo il mercato più importante della Penisola Balcanica e la
sua cresciuta popolazione sembra fosse superiore all'attuale verso
la metà del secolo scorso. Delle ultime vicende della città, è da ricordare
la breve occupazione da parte dei Montenegrini nel 1913, avvenuta
dopo aspri combattimenti, e quella austriaca dal 1916 al 1918, durante
la guerra mondiale.
Come si è detto, la posizione di Scutari era particolarmente appropriala
per la difesa. Sopra una collina (m. 124), lambita a W dal lago e dalla
Boiana, ad E dal Kiri, si sono succedute nel corso dei tempi le fortificazioni
della cittadella; i resti attuali sono quelli della fortezza veneziana
(Rosafat) con tre cinte di mura, ricostruita sulle opere dei Serbi
nel secolo XV. Essa ha avuto molto a soffrire, come tutta la città,
dei frequenti terremoti che scuotono la regione. La città è alquanto
sparsa, poiché si compone di alcuni piccoli quartieri (Tabaki, Ajasma,
Tepe, Draein) al piede e sulle falde inferiori della collina, costituenti
la città vecchia; del bazar, serrato tra la collina e l'imbocco della
Boiana; infine della città nuova, molto estesa e situata totalmente
in piano e a N della collina medesima, con separazione molto netta
dalle altre parti.
La città nuova data dal secondo periodo di semiindipendenza [Scutari
conobbe due periodi di “semiindipendenza”: il primo nel XIV sec., sotto
la famiglia Balsha; il secondo, tra XVIII e XIX sec., governata dalla
famiglia dinastica dei Bushatllinj], e forse nessuna casa è più antica
della metà del settecento. Con lo sviluppo di questa parte, il bazar
fu man mano abbandonato come quartiere d'abitazione e lasciato al
suo attuale ufficio di quartiere del mercato e degli affari, donde,
oggi, il caratteristico flusso di uomini, la mattina e la sera, dalla
città nuova al bazar e viceversa. Le parti più basse del bazar sono
ora minacciate di invasione da parte delle acque del lago, ed alcuni
edifici sono già da tempo abbandonati e in rovina: si attribuisce
tale fatto all'interrimento della Boiana, da che questa riceve il Drin
Grande.
Il bazar si compone di una strada principale, cui fa capo tutta una
serie di viuzze e di vicoli; su questi si allineano, senza interruzione,
botteghe di ogni genere (circa 2000) con tetto sporgente a mo' di
veranda. Tra le varie strade vi è una certa specializzazione secondo
le merci. Il bazar accoglie pure diverse moschee, un seminario musulmano
ed una biblioteca, mentre mancano le abitazioni. Il bazar di Scutari
diventa interessantissimo nei giorni di mercato, quando convengono
contadini e pastori non solo dalle pianure, ma da tutta la montagna
del nord e dalla stessa Mirdizia, formando così una vivace e variata
rassegna di costumi diversissimi. Il movimento degli affari era un
tempo più ampio: nella prima metà del secolo passato, Scutari era il
grande mercato delle merci d'importazione europea nella parte occidentale
della Penisola Balcanica e la sua sfera si stendeva fino a Prizreni,
Uskub e Monastir. Scutari era allora anche il mercato della seta.
Questa si concentrava qui, oltre che dai dintorni, da larga parte dei
Balcani, per essere esportata; ma veniva anche lavorata e i manufatti
erano diffusi poi nella Serbia, Rumenia, Bosnia, ecc. Diverse cause
concorsero al declino di tanta prosperità (iniziato verso il 1875);
soprattutto la navigazione sul Danubio e la costruzione di ferrovie
verso la Penisola Balcanica, che diedero nuove più facili vie ai paesi
interni, insieme all'inizio dello sgretolamento dell'impero ottomano
in Europa. Oggi gli articoli d'esportazione più importanti sono il
granturco, la lana, le pelli e il pesce salato. Negli ultimi anni l'importanza
commerciale di Scutari ha pure sofferto per lo sviluppo di Tirana.
Poco lontano dal bazar, presso il ponte sulla Boiana, è l'approdo dei
vaporetti che fanno servizio sul lago, e dei velieri che risalgono
il fiume.
Scutari nuova è costituita quasi totalmente, se si fa eccezione della
via principale d'aspetto europeo, da case basse, poste in mezzo al
verde di giardini pieni di fiori e di alberi fruttiferi, chiusi da
muri, che niente lasciano scorgere della vita casalinga. Le vie secondarie
di Scutari appariscono quindi solitarie e misteriose. Data questa
struttura, s'intende che la città occupa un'area notevole in rapporto
alla popolazione. Le maggiori vie divergono tutte dal bazar verso
il N-E, e risulta cosi non facile la traversata della città in senso
perpendicolare (è ora in corso d'apertura una nuova arteria in questo
senso). La strada principale, animata per i caffè, gli alberghi e gli
uffici pubblici, divide press’a poco il quartiere cristiano da quello
musulmano, ma i due non hanno aspetto molto differente, a parte le
chiese da un lato (nessuna delle quali esisteva prima del 1856) e le
moschee con i loro minareti dall'altro.
La popolazione di Scutari ha subito nel corso dei tempi considerevoli
oscillazioni. Scarsa nel secolo XVII, aumentò rapidamente nel settecento
e poco dopo la metà del secolo scorso era stimata dal Hecquard a 38.000
anime. Si vuole però che abbia contato fino a 40.000 ab. (statistica
turca del 1900); le stime superiori sono certo esagerate. Comunque,
in regime turco, Scutari era la città più importante dell'Albania,
anche politicamente, per essere il capoluogo di un vilayet che si
estendeva fino allo Scumbi.
Nel 1916 la città contava solo 23.000 ab., nel 1930 ne aveva 29.000,
ora un po' aumentati. Nell'ultimo decennio l'incremento si era rallentato,
se non arrestato (alcuni degli elementi più attivi sono migrati a Tirana).
La maggioranza della popolazione, circa i 2/3, è costituita dai Musulmani,
che sono tra i più rigidi dell'intera Albania (le donne scutarine portano
ancora il velo), il rimanente in gran parte dai cattolici, pochi essendo
gli ortodossi, immigrati a Scutari in epoca relativamente recente.
Il cattolicesimo è molto attivo a Scutari, ad opera di Gesuiti e di
Francescani, e mantiene viva anche la cultura (Collegio Saveriano,
con scuole e museo, tipografia editrice di opere in lingua albanese).”