Baldacci - La transumanza

“Queste regioni per lo più quaternarie e sempre pianeggianti sono tutte verzicanti di erbe nell'inverno e spesso, come nel Mati, ricchissime di bo­schi e di macchie e sempre relativamente salubri da novembre ad aprile e ricche di acque (nell'estate sono, al contrario, abbruciate dal sole e in dominio della malaria più micidiale), poi relativamente prossime alle pasture estivali montane sulle pendici e nelle valli dell'Illirio; e così tra il monte e il mare etra il mare e il monte viene giustificato il tradizionale sviluppo del pascolo e della industria pastorale migrante, che costituisce il fondamento economico degli Albanesi, per i quali essa è stata nei secoli l'unica risorsa che permane anche oggi là, forse come nella preistoria, mentre per le mutate condizioni di tempi scomparve quasi negli altri paesi. Lassù nell'Alpe albanese, nel Tomor, nel Pindo, la transumanza con l'industria pastorizia non solo non viene ridotta d'importanza e d'ampiezza, ma re­siste e si aumenta con una vitalità così attiva che meraviglia e prova quanto sia difficile modificare il saldo fondamento delle consuetudini etniche, giuridiche, sociologiche ed economiche di quel popolo primitivo, il quale fa consistere nella pastorizia tutta la sua forza. Colà si è esplicata una guerriglia continua per la conquista dei pascoli.”

Melograni
Menu | Indietro | Avanti